Abbiam chiesto al prof. Luciano Pranzetti di parlarci di uno dei tanti reperti archeologici di cui è ricca Santa Marinella: la STELE, con scritta latina, che ricorda la ricostruzione di un ponte da parte di Lucio Settimio Severo e Marco Aurelio Antonino.
“Quando affermiamo che Santa Marinellla possiede un patrimonio artistico e storico di elevato valore diciamo, senza eccedere per entusiasmo campanilistico o per dotta ignoranza, cosa molto fondata, ma, naturalmente, non si deve pensare a una tal Tarquinia, a una Cerveteri o a Pompei, per dirne alcune. Pur nella sua augusta modestia, ascrivibile alla sua giovine età, e alle depredazioni di cui fu fatta oggetto nel secolo corso, la nostra cittadina vanta preziosi attestati quali – lo dicemmo e lo scrivemmo tempo fa – le VILLE LIBERTY oltre a un bel qualificato materiale archeologico..
Lo studio del dottor Piero Alfredo Gianfrotta – CASTRUM NOVUM Ed. De Luca 1972, Roma – già a suo tempo delinea, in maniera puntigliosa ed erudita, l’esistenza e l’evidenza di una storia etrusco/romana che, ai lati della consolare Via Aurelia – tracciata nel III sec. a. C. dal console Gaio Aurelio Cotta per collegare Roma a Caere e, poi, Pyrgi fino a Cosa – descrive, ad esempio, resti di ville, di opere urbanistiche, di ponti, di colonne, di capitelli e di statue.
Citiamo il primo, famoso, MELEAGRO, replica dall’originale greco di Skopas, trovato da Donna Teresa Caetani duchessa di Sermoneta (1838) nell’area di Via Ulpiano, ora collocato nel Museo di Berlino, e il secondo MELEAGRO, trovato presso l’area di Villa Sacchetti (1895) ora nel Fogg Art Museum dell’Universitò di Harvard; PAVIMENTI A MOSAICO, scoperti ancora dalla medesima duchessa di Sermoneta nel 1840, anche questi a Berlino così come il grande mosaico – 5,66 m x 5,50 m – in tessere policrome, rappreentante Bacco e Arianna, trovato, in quegli anni, col concorso del dottor Giovanni Valeriani ed ora esposto nella Pinacoteca di Dresda; una statua di DIONISO e PAN (1895), rinvenuta negli scavi eseguiti da Angelo Borsari nei pressi di Villa Sacchetti, ora in mostra a Copenhagen; l’APOLLO ARCEO, (1957/58), emerso durante lavori di sterro presso l’edificanda Villa Simonetti, di cui narrammo su queste pagine (PORTA PORTESE 16 maggio 1989) le vicende giudiziarie legate al suo rinvenimento, ed ora posto nel Museo Nazionale di civitavecchia; la testa di ATHENA PARTHENOS, ora al Louvre, rinvenuta nel 1959 all’interno del castello Odescalchi; un bassorilievo con la nascita di Bacco, oggi al Museo di Budapest; la tomba in pietra arenaria, a camera, sistemata nel giardino della Casa Comunale; l’iscrizione etrusca, incisa su pietra, ritrovata nei pressi della stazione FF.SS. ai primi del ‘900.
E, poi: capitelli, iscrizioni, dolia, lucerne, tratti di OPUS RETICULATUM e OPUS SPICATUM, basamenti di colonne, vasche in marmo. Nel 1839 furono trovate, sempre nell’area di Caccia Riserva, tre frammenti di fistule plumbee due delle quali recavano, incise, le lettere CN DOMITIAN . NIULPIANI, probabilmente riferite al giureconsulto Ulpiano, ucciso nel 228 d. C.
Cioè: Santa Marinella ha conservato e rivelato tesori d’arte che, però, nella maggioranza dei casi o per legittimo acquisto o per sottrazione dolosa, han preso direzioni e destinazioni che, se pur ottime, sono comunque lontane dal loro seno naturale. Oggi, nel tentativo di esemplificare e chiarire l’argomnto, vorremmo dire di quella stele in travertino, quasi gialligna per gli anni che sostinee, e che, nel 1954, fu rinvenuta da un agricoltore durante lo scavo di un pozzo, in prossimità del km 60 della Via Aurelia.
(FINE 1^ PARTE)