Aggiornamenti dai territori del centro-Italia colpiti dal terremoto 2016
Si torna a casa anche quando casa non c’è più. Suoni familiari, voci, profumo di legna nel camino e di soffritto in padella. Dopo un anno e mezzo di volontaria assenza si torna a Illica, il borgo montano vicino ad Accumoli, spazzato via dal terremoto dell’agosto 2016.
Oggi Illica non esiste più, neanche le macerie sono rimaste a segnare strade e confini. Là dove c’erano casette in pietra viva, una dietro l’altra, oggi restano erbacce e residui di pavimenti, gli ultimi segni di riconoscimento rimasti del focolare che fu. Identica è solo la montagna nella quale Illica è (era) incastonata, il verde, gli alberi e i prati di un colore quasi abbacinante sotto un sole che ricorda quello agostano, solo più silenzioso. Non ci sono più quei suoni, quel vociare di bambini con i nonni, e quello schiocco di piatti di cucine sempre aperte. Se non fosse per quel pino silvestre che svetta sopra il sasso della birba, nessuno più saprebbe raccapezzarsi.
Per i cinesi i punti cardinali sono cinque. Ai quattro della tradizione occidentale si aggiunge il quinto. Il centro. E il centro è dove sei tu. Dove siamo noi. In questa domenica di maggio, il nostro centro era Illica, casa appunto. Gli altri punti cardinali erano gli accompagnatori di questo viaggio.
Qui la memorialistica (del dolore) diventa cronaca di un’iniziativa del Progetto Terre Vive animato da Raido, Aurhelio, Passo dopo Passo e il Comitato Illica Vive. Accompagnati da Beppe, uno dei pochi residenti di Illica, giriamo per il paese che non c’è più ed è sorprendente, vedere quanto piccolo sia lo spazio che le case occupavano rendendo il borgo apparentemente più grande.
In poco più di 10mila metri, c’erano case, fienili, chiese, piazze, vicoli e strade, aie. Sono le illusioni dei processi mentali, accompagnate dall’amore che trasfigura nei ricordi le cose, rendendole più belle, più grandi, più alte, perché del cuore.
Siamo in attesa che rigermogli la vita qui, mentre la primavera è già arrivata e la terra dà i suoi frutti. Serve la giusta semina e loro, i miei accompagnatori sono ‘armati’ di braccia, cuori e cervelli. Energia a trazione spirituale e tanta volontà, per ricostruire ancora prima dell’abitato, quel senso di appartenenza ad una terra e a una comunità che ora è lacerata. Lo è ad Illica e lo è nel cratere di Accumoli, abbandonato dallo Stato che non ha neppure iniziato il processo di ricostruzione.
Al Coc di Accumoli è stato aperto da qualche anno un piccolo centro commerciale per consentire ai negozianti di proseguire l’attività approfittando del traffico che scorre sulla Salaria. Quando siamo arrivati le botteghe erano tutte chiuse. Non conviene, non c’è abbastanza flusso, “manca soprattutto – osserva Rita- una politica fiscale vicina alle esigenze di questo territorio”. In circa due ore di sosta, si sono fermate dieci, quindici macchine e moto. Vedono tutto chiuso, riaccendono i motori e se ne vanno. Noi invece siamo rimasti seduti attorno a un vecchio tavolo da birreria, senza sorseggiare birra. Dovevamo incontrare Manuela Baiocchi, imprenditrice agricola di Terracino. Per anni è vissuta a Roma cambiando lavoro sempre più spesso per guadagnare di più. “Alla fine ce l’ho fatta a guadagnare di più – dice- ma non avevo una vita. Ho pensato allora ‘perché sto qui?’. Per me il fine settimana non era tale se non tornavo qui. Non c’erano vacanze, non c’era Natale se non venivo a Terracino. E allora? Allora sono tornata e ho iniziato questa attività. Coltivo la terra, grano, orzo, alberi da frutta”. In contatto con altri giovani agricoltori come lei, ha cominciato a pensare alla possibilità di mettere in rete i prodotti e commercializzarli sfruttando le potenzialità di internet.
A tale riguardo, l’associazione di promozione agroalimentare RetroGusto che da anni promuove i prodotti di qualità del Lazio – dopo il terremoto del centro Italia con particolare riguardo alle aziende del cratere – ha deciso di ‘adottare anche questa nuova filiera produttiva. L’intenzione è quella di per aiutare i giovani agricoltori che non solo non hanno abbandonato la loro terra ma, con la terra si sporcano le mani per far tornare a vivere questi luoghi.
Al termine dell’incontro prende vita l’idea di una festa a luglio, la festa della trebbiatura per la quale ognuno potrà dare una mano. Ci saremo soprattutto noi di Terre Vive – oltre a tutti coloro che vorranno esserci – con le tende piantate in piazza. Vogliamo tornare a Illica, perché si torna a casa anche quando casa non c’è più ma già la si vede risorgere dalle rovine con il sorriso e la dignità.
A cura di Sabrina Fantauzzi – Comitato Illica Vive e Progetto Terre Vive
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