I riti di Sant’Andrea: sacro religione e folclore | Un contributo di Emanuele Portelli

“A Sant’Andree el purcit su le bree” perché questo era l’ultimo giorno ancora buono per uccidere il maiale, affinché fornisse poi le sue carni per le feste del Natale. Oggi cominciano i “bui”, i giorni del freddo e del buio, per questo si attaccavano le trecce di aglio alle porte, insiele alle piante che tenevano lontani dalla casa gli spiriti cattivi.
Questa data annuncia l’arrivo del freddo e il “periodo di Natale” inizia proprio il 30 novembre, non riferito ovviamente al tempo liturgico, né tanto meno all’Avvento in senso proprio, ma a quell’insieme festoso natalizio fatto di folklore, tradizioni popolari, vecchie credenze e antichi costumi, che da sempre si accompagna alle festività invernali.
In moltissime aree d’Europa, il giorno a partire dal quale si entrava in questo clima di festa era proprio il 30 novembre, memoria liturgica di Sant’Andrea.
Sant’Andrea è il santo patrono di un mucchio di nazioni, tra cui Scozia, Russia, ex-Prussia, Ucraina, Romania. Insomma, il suo culto è molto diffuso.
La memoria liturgica del santo cade il 30 novembre, e anche a livello simbolico, questa data riveste già di per sé un significato mica da poco: siamo alla vigilia di quel lungo mese che pian piano ci porterà al Natale, al solstizio invernale, alla vittoria della luce sulle tenebre. L’Avvento è già iniziato, ma la cosa bella del giorno di Sant’Andrea è che, pur trattandosi di una festa religiosa importante, è una festa religiosa in qualche modo “non regolamentata”, che si pone un po’ al di fuori dei rigidi ritmi liturgici dell’Avvento. È un po’ la stessa cosa che è successa a San Nicola e a Santa Lucia. Santi importanti nel martirologio, che, per il fatto stesso di “cadere” in concomitanza con ricorrenze precristiane e in un periodo così felice, hanno ricevuto un trattamento particolare da parte del folklore.
Sant’Andrea, che evidentemente è un po’ “braccino corto”, a differenza dei suoi colleghi non ha mai portato regali ai bambini. Epperò, ecco un utile vademecum di attività che d’ora in poi potrete svolgere nel giorno di Sant’Andrea, per onorare questo giorno… con festeggiamenti d’altri tempi.
Improvvisatevi identificatori di streghe
Per antica tradizione, in Austria, nel giorno di Sant’Andrea, le donne prendono d’assalto il più vicino albero di albicocche, strappando piccoli rametti spogli che poi – non appena tornate a casa – sistemeranno in un vaso da fiori ricolmo d’acqua. Tempo un mesetto, e da quei rametti tenuti a mollo nasceranno dei piccoli germogli – e proprio con quei germogli le donne austriache adorneranno i loro abiti da festa, nel momento di recarsi in chiesa per la Messa di Natale.
Ma a parte il dettaglio fashion, questa pratica aveva un utile risvolto positivo. Grazie all’intercessione prodigiosa di Sant’Andrea, le donne adornate con i germogli dell’albicocco sarebbero state insignite di un potere straordinario: e cioè, individuare con certezza eventuali streghe presenti in chiesa nel giorno di Natale.
Nello specifico, Sant’Andrea avrebbe concesso loro il potere di vedere le streghe per come realmente erano vestite, perché invece di coprirsi il capo in luogo sacro con un berretto, un cappello, un velo da Messa, le streghe – in segno di scherno – entravano in chiesa indossando a mo’ di copricapo… un secchio.
Magicamente trasformato in cappello agli occhi di tutti i presenti, naturalmente, ma non agli occhi di chi indossava quel giorno il germoglio magico dell’albicocco della festa del Santo.
Tirate lenticchie in testa al vostro vicino di casa
Ehm. Nel sud della Germania, i bambini lo facevano davvero. In questa e in altre notti del periodo d’Avvento, vagavano di casa in casa intonando canti natalizi. Il loro stratagemma per attirare l’attenzione degli abitanti della casa era senz’altro molto singolare: invece di bussare alla porta, ‘sti teppistelli scaricavano una gragnuola di lenticchie contro i vetri delle finestre.
Balla coi lupi!
In Romania, Sant’Andrea è tradizionalmente considerato il protettore dei lupi – probabilmente, a causa di una festa pagana preesistente che cadeva proprio in questi giorni. E insomma, è credenza che il santo apostolo, per aiutare i suoi amici lupi a superare il rigore del freddo inverno che è alle porte, conceda loro, nel giorno della sua festa, alcuni poteri straordinari.
Uno, di indubbia utilità, è catturare in un sol giorno tutte le prede di cui hanno bisogno per sopravvivere fino alla primavera.
L’altro – del quale secondo me i lupi farebbero anche volentieri a meno – è di parlare la lingua umana.
Non so francamente cos’abbia da dire un lupo a un umano di passaggio, ma, nel caso, provate a far due chiacchiere col vostro cagnolino. Metti mai che vi risponda.
Compratevi un vestito nuovo!
Nel nord della Boemia, il 30 novembre era una festa importante, durante la quale molti lavoratori godevano di un giorno di riposo. Così accadeva anche alle ragazze che lavoravano nelle filande – e che, spesso, abitando lontano dalla famiglia, non potevano tornare a casa; dunque, trascorrevano il giorno di festa all’interno dello stabilimento di lavoro.
Senza lavorare, ovviamente – o meglio: senza lavorare, a meno che non lo volessero. Per lunga tradizione, le lavoratrici, quel giorno, potevano decidere di lavorare per loro stesse: e cioè, sfruttare la materia prima messa a disposizione dal datore di lavoro per filare stoffe pregiate, da tenere per sé. E con cui confezionarsi poi un caldo abito all’ultima moda.
Anticipate il carnevale
In vaste aree dell’Inghilterra, Sant’Andrea è considerato il patrono dei fabbricanti di merletti; sicché, come Dio comanda, i merlettai si astenevano dal lavoro nel giorno di festa del loro santo protettore. E, come spesso accade in occasione delle feste comandate, dopo una rapida toccata-e-fuga in chiesa si abbandonavano a una vasta serie di festeggiamenti licenziosi, comprensivi di bagordi, ubriachezza e carnascialeschi cambi di sesso. In una sorta di party in maschera, le donne si vestivano da uomini, atteggiandosi a “capofamiglia per un giorno”, e viceversa.
Catturate gli assassini!
Conoscete qualcuno morto in circostanze sospette, e desiderate scoprire l’identità del suo assassino? I Rumeni conoscono un metodo invincibile per farlo: tutto sta nel recarsi al camposanto, nel giorno di Sant’Andrea, e posare un secchiello di acqua benedetta sulla tomba del defunto. In questo secchio vanno gettate alcune monetine – forse retaggio di un qualche pagano sacrificio agli dei – mentre i presenti recitano alcune preci rivolte proprio al santo del giorno.
Ed ecco che il prodigio non tarderà a compiersi: la superficie dell’acqua si incresperà, svelando, a mo’ di identikit, il volto dell’assassino.
Legate a voi l’uomo dei vostri sogni!
Nella loro raccolta di storie del folklore tedesco, i fratelli Grimm ci mettono a parte di una antica credenza popolare secondo cui le ragazze da marito possono, nella notte di Sant’Andrea, compiere un rito d’amore per legare a sé l’uomo che sono destinate a sposare.
Il rituale prevede questo: in questa magica notte si apparecchi la tavola per due, con l’unica accortezza di non usare forchette. Magicamente, alla mezzanotte, un uomo meraviglioso verrà come teletrasportato in quella cenetta a lume di candela: e sarà una notte di chiacchiere, e di amore, e di dolcezza, terminata la quale “lui” si allontanerà, lasciando alla fanciulla un pegno del suo sentimento. Un piccolo oggetto che la ragazza dovrà custodire con cura: perché, se quel talismano d’amore sarà effettivamente conservato, un giorno l’amato tornerà – e questa volta sarà “per sempre”.
Ma attenzione: l’amato non dovrà mai vedere quel pegno di amore custodito dalla sua bella. Se questo dovesse accadere, lui scoprirebbe di essere stato raggirato: di essere vittima di un crudele incanto d’amore, di essere stato pilotato fin dall’inizio.
E, a quel punto, non c’è incantesimo che tenga: la poesia finirebbe, e così anche la storia d’amore. Proprio come in una fiaba – non necessariamente a lieto fine.
A cura di Una penna spuntata

Andrea è il santo che, arrivato in Romania, si preoccupò di dare da mangiare agli animali del bosco. Aveva del pane e lo divise con loro.
Diversi anni fa una signora rumena mi disse che da piccola abitava in Transilvania. Era un piccolo villaggio dove i lupi si avvicinavano alla popolazione senza mai infastidirla. In quel villaggio si diceva che a Sant’Andrea (per loro era il 30 ottobre, calendario non romano) non bisognava entrare nel bosco. Agli uomini e alle donne era proibito. Nella notte infatti gli animali usavano il loro linguaggio guidati dal loro re che era rappresentato dal lupo. Quel linguaggio poteva essere ascoltato solo dagli animali.
Il nonno di questa signora rumena sfidò quella che per lui era una diceria e quella notte si addentrò nel bosco.
Il giorno stesso diventò sordo e muto.
Quella signora mi raccontò questa storia e poi, piangendo, mi disse: “Il bosco e i lupi vanno sempre onorati”.


Di Emanuele Portelli

Estratto dalla interessantissima pagina Facebook di Paolo Paron