Oggi ricorre il 23° anniversario della liberazione dall’occupazione israeliana, da parte di Hezbollah, del sud del Libano. Riportiamo in merito un interessante aneddoto raccontato dal Segretario Generale del movimento di Resistenza libanese, Seyyed Hassan Nasrallah, nel corso del discorso che tenne a Beirut il 6 giugno 2011 nella conferenza intitolata “Ijtihad e rinnovamento nel pensiero dell’Imam Khamenei”.
“Sulla questione della Resistenza in Libano, l’Imam Khamenei era solito parlare della vittoria del movimento di Resistenza. Prima del 2000, senza specificare un tempo, parlava dell’inevitabilità della vittoria. Ed era solito dirci che egli credeva nella vittoria finale della Resistenza, basandosi sulla sua comprensione religiosa delle parole di Dio: “Se voi aiutate [la causa di] Allah, Egli vi aiuterà” (Sacro Corano, 47:7). E per la prima volta io ascoltai qualcuno dire: “Dio scherza? Dio non scherza; in parole semplici, Dio ci parla seriamente, e dice: ‘Se voi aiutate (la causa di) Allah, Egli vi aiuterà’. Questo movimento di Resistenza aiuta (la causa di) Dio, e Dio lo aiuterà sicuramente”.
Dopo il 1996 egli diceva che Israele era intrappolato in un pantano. Era solito dire che Israele non poteva fare alcun progresso e invadere nuovamente il Libano, né poteva ritirarsi nella Palestina occupata per i pericoli che comportava questo ritiro senza alcun accordo e condizione, né poteva rimanere in questa situazione. Quindi era intrappolato in un pantano, e bisognava perciò aspettare e vedere cosa avrebbe fatto Israele, ma tutto naturalmente dipendeva dalla continuazione della Resistenza.
Verso la fine dell’anno 1999 in Israele si svolsero le elezioni per il Primo Ministro. I principali rivali erano Ehud Barak e Netanyahu. Entrambi promettevano che in caso di una loro vittoria sarebbero usciti dal Libano. Ehud Barak specificò una data per il ritiro, ricordo il 7 luglio. Egli promise cioè di ritirarsi il 7 luglio del 2000. Le settimane e i mesi trascorsero. Quale era l’atmosfera prevalente in Libano, Siria e nella regione? Era che si sarebbe giunti a questa data specifica e gli israeliani non si sarebbero ritirati dietro la linea di confine. Voi tutti ricordate questo. E Barak cercò, attraverso gli americani, gli europei ed altri paesi nel mondo, di ottenere garanzie, programmi o accordi di sicurezza con il governo libanese o con l’ex Presidente siriano Hafiz al-Assad, ed egli fallì. L’atmosfera tra tutti era che l’esercito occupante israeliano non si sarebbe ritirato, e che quando la scadenza del termine sarebbe giunta, sarebbe stato facile per Barak dire al suo popolo ‘io vi avevo promesso il ritiro il 7 luglio, ma non ho ricevuto alcuna garanzia di sicurezza, accordo o pre-condizioni, quindi ritirarsi è pericoloso e un grande errore strategico, pertanto non lo farò’.
E non vi nascondo che noi, in Hezbollah, a livello politico e militare eravamo nella stessa condizione del resto delle potenze politiche presenti nel Paese e nella Regione, avevamo questa stessa prospettiva. Di nuovo facemmo una visita nella Repubblica Islamica dell’Iran ed avemmo un incontro con Sua Eminenza Imam Khamenei, e gli spiegammo la nostra prospettiva rispetto a questi eventi, e quelle che erano le aspettative, ma egli aveva una visione completamente differente e sorprendente.
Alla presenza di un incontro di fratelli di Hezbollah egli disse: “La vostra vittoria in Libano è estremamente vicina, è molto più vicina di quanto voi pensiate, e voi vedrete ciò con i vostri stessi occhi”. E questo era in contrasto con tutte le analisi, scritti, dati e informazioni esistenti. Anche rispetto alle informazioni in nostro possesso non vi era alcuna indicazione riguardo al tempo dei preparativi israeliani di ritirarsi dal sud del Libano.
Egli disse ai fratelli: “Quando tornate in Libano, preparatevi per questa vittoria e pensate al discorso politico che vorrete fare e a come agire quando il nemico israeliano si ritirerà dal confine.”
Noi andammo in Iran con una prospettiva e ne tornammo con una differente. Per questa ragione il sorprendente ritiro del 25 maggio non ci colse di sorpresa, e ci preparammo molto bene su come affrontare la zona sulla linea di confine e la popolazione residente nell’area”.
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